-1- COME TI CREO “IL MOSTRO SU MISURA” E ALL’OCCORRENZA – “Il kamikaze di Milano”

Pubblicato: ottobre 18, 2009 in Terrorismo islamico in Italia
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COME   TI   CREO   IL   “MOSTRO”   SU   MISURA  E  ALL’OCCORRENZA.

“IL KAMIKAZE DI MILANO”

(di Roberto Rocchi)

– PRIMA PARTE –

Allochè tre anni fa leggevo nel libro dell’avv. Carlo Corbucci  “Il terrorismo islamico in Italia: realtà e finzione”,  rimasi perplesso nel trovare ad un certo punto del libro stesso alcune considerazioni che, pur escludendo l’autore la provenienza “islamica” degli episodi di “grande terrorismo stragista” che si erano succeduti negli anni e rilevando che mai era stato trovato tra i vari gruppi di imputati nei vari processi qualcuno in procinto di progettare o eseguire atti terroristici o in possesso di esplosivi, armi, programmi ecc.. esprimeva tuttavia non soltanto il timore ma addirittura non escludeva neppure la stessa probabilità che, a lungo andare, “qualcosa” potesse anche accadere e   “qualcuno” avrebbe anche potuto cogliersi, come suol dirsi, con le mani nel sacco ed in procinto di tentare o di fare un atto sconsiderato.   “Questo non ci stupirebbe affatto”,  precisava l’autore.

Nel libro l’autore spiegava anche perché l’ipotesi poteva tradursi in realtà e, confesso che, allora, io non ne compresi appieno il significato.

C’è un gran bisogno, diceva l’autore, che qualcosa accada; che qualcosa vada a coprire nuovamente ciò che ha rischiato troppo di emergere.  Le versioni ufficiali e convenzionali sui fatti dell’11 Settembre di New York, le stragi di Londra, Madrid, Shar El Shaikh, Gerba, dei mercati e delle moschee irachene ed afgane, cominciano ad evidenziare incrinature eccessive; inoltre a dispetto di tanta proclamata “notorietà” sull’origine dei fatti di “grande terrorismo stragista”, di tante presunte rivendicazioni e di condanne formali di gruppi islamici, non ha mai fatto riscontro qualcosa di evidente, di clamoroso, di effettivo.  Mai qualcuno colto con l’arma del delitto; con la pistola fumante, con gli strumenti indispensabili per commettere un attentato; mai un’intercettazione nella quale qualcuno, nonostante condanne fondate proprio su intercettazioni, dicesse: “dobbiamo fare questo”; “noi siamo qui per questo”.  E’ veramente troppo: è assolutamente necessario che qualcosa avvenga.

Soltanto oggi ho capito tutta la conseguenza implicita in quella previsione ed ho compreso da che cosa potesse nascere l’esigenza, per “qualcuno”, che “qualcosa” accada e che “qualcuno” o “qualcun’altro”  la faccia accadere.

E pensando a tutte le attribuzioni, le affermazioni e le previsioni fatte sui “progetti dei terroristi” e sulle loro attività criminali e stragiste da una parte, ed ai risultati delle operazioni dell’antiterrorismo e in campo giudiziario, dall’altra, mi sono accorto della incredibile sproporzione tra quanto attribuito al presunto “terrorismo islamico” in generale e quanto riscontrato nei confronti dei vari gruppi occasionalmente sotto processo, assolti o condannati che siano stati.

Ed allora ho compreso quel che l’autore voleva dire riferendosi, in quella data, ad un futuro anche prossimo.  La sproporzione tra l’attribuito ed il riscontrato è troppa: mai nessun riscontro in ambito di accertamento giudiziario. Sempre soltanto simpatizzanti, presunti fiancheggiatori e sodali, aspiranti; mai colpevoli di questa o quella strage.

Ed allora è inevitabile che si alimenti il dubbio su tante cose sulle quali il dubbio è già presente. Ma in parallelo sorge però, in chi ha lanciato e strategicamente diffuso le accuse, la necessità urgente di spiegare ai troppi che iniziano a farsi domande sul perché non avvenga qualcosa di evidente, sotto gli occhi di tutti; perché infine “qualcuno” dei criminali non viene colto in atto di eseguire il suo disegno e con l’arma in mano. E’ inevitabile allora che all’evidenza di una necessità di dover pur dare una spiegazione, si accompagna inevitabilmente lo stupore e la rabbia che non possono essere disgiunte anche dalla speranza che qualcosa prima o poi accada. Può ben dirsi che mentre il dubbio si alimenta nel gran numero degli ingannati non può non salire anche lo sconcerto di chi ha ordito le menzogne e le provocazioni; non può non salire anche la rabbia e lo stupore degli ingannatori.

Infatti: possibile mai che, nonostante tutte le accuse; nonostante gli arresti e le persecuzioni giudiziarie, poliziesche e politiche; nonostante le minacce; nonostante gli scherni e le delusioni; nonostante le provocazioni, nessuno reagisca? Nessuno faccia qualcosa?

E’ una considerazione che, sia pure con animo diverso, si pongono sicuramente sia gli ingannati che gli “ingannatori” a vario e diverso titolo. A vario titolo perché i gradi di consapevolezza di un inganno sul genere di quello di chi ha diffuso come “fatto notorio” la notizia che i vari gruppi di imputati nei processi celebrati sono i terroristi che avrebbero compiuto le operazioni di “grande terrorismo stragista”  o in ogni caso loro sodali e concorrenti, sono sicuramente vari e differenti.

A quella prima considerazione che sorge spontanea in chi è in buona fede, seguono in chi invece non lo è, altre considerazioni che sono però soltanto stizzose perplessità che li portano a chiedersi come sia mai possibile che nonostante le accuse continue rivolte alla loro religione, al loro Profeta al quale dicono di avere così tanto rispetto e venerazione; nonostante l’irrisione e le minacce che sarà proibito per le donne musulmane coprire i capelli con il velo e non vestire alla maniera occidentale; nonostante la simulazione di aggressioni inventate, di minacce ricevute e via dicendo; nonostante tutto questo, neppure uno di questi pecoroni di arabi e musulmani reagisca?

Possibile che nessuno, pur di fronte all’accusa di essere terroristi, di essere maschilisti; di essere fanatici; di essere violenti con le donne ed i figli; di compiere ogni giorno stragi ed attentati nelle moschee, nei mercati, nelle metropolitane, nelle chiese e nelle sinagoghe, nessuno si faccia venire in mente nei suoi momenti di esasperazione, di emarginazione, di rabbia e di disperazione, di fare veramente qualcosa?

Possibile che non ci sia qualcuno tra questi caproni che creda veramente almeno ad una delle accuse e si faccia venire in testa di fare qualcosa anche a lui? Non fosse altro che per impulso di emulazione!  Possibile che qualcuno tra questi non dica: “… ora lo faccio anch’io; faccio anch’io, sia pur nel piccolo, la mia parte”?

Forse che non funzionano più certe leggi sottili dell’animo umano neppure di fronte alle stimolazioni più forti?  Che l’essere umano sia dunque veramente scaduto al punto da aver perduto persino la reazione animale dei testicoli?

Possibile poi che tra quelli che invece non ci credono, non sorga almeno una reazione che susciti per rabbiosa reazione di fronte alla reiterata ingiustizia di un’accusa troppo mostruosamente interessata e falsa e all’impossibilità quasi di potersene difendere, la voglia di tradurre veramente in pratica qualcosa di quelle accuse tanto per dire… “ora vi faccio vedere io visto che fare o non fare è la stessa cosa”?

Possibile che neppure di fronte all’evidenza di un rovesciamento della verità attuato con provocazione, con sarcasmo, con ironia e con sfida, come chi sa di essere stato lui a commettere un delitto proprio al fine di accusare altri nella prepotenza sicurezza di chi sa che non sarà mai scoperto e del quale pur ipocritamente finge poi di scandalizzarsene accusandoli ed osservando divertito l’impotenza di quegli innocenti a scrollarsi l’infamia gettatagli addosso,  nessuno tra quelli provi un impulso a reagire, ad urlare, a colpire!

Possibile, infine, che di fronte all’ironia perversa dell’accusa che, questi musulmani, anche quando si atteggiano a buoni e ad integrati in realtà reprimono in loro la rabbia e l’odio per il miscredente, per il cristiano e per l’Ebreo meditando vendette,  nessuno tra loro provi un bisogno di reazione?

Se questo non avviene, come si potrà alla lunga continuare a far credere che sono intolleranti; che sono fanatici; che mirano a sottomettere i miscredenti; che sono loro a compiere le stragi; che preparano operazioni che non arriva mai?

E finalmente qualcuno ha risposto; uno solo, ma questo non conta. Basta sfruttare al massimo la tanto attesa occasione!  Basta parlarne a gran voce e scrivere grosso nelle prime pagine dei giornali.

E’ l’attesa manna dal… cielo; ma forse è meglio dire… “dall’inferno”.

Mancava solo lui; giusto lui.

Non conta se quel qualcuno tutto è meno che un fanatico islamico; meno che un Imam; meno che un frequentatore assiduo di Moschee; meno che un cultore della Jihad; meno che un rigido osservatore della Shari’a.

Poco conta che abbia invece numerose condanne per ricettazione.  Poco conta se sia in Italia da molti anni, sposato con un’italiana madre di quattro bambini dei quali due, piccoli suoi.  Poco conta che a lui più che della Jihad e della vittoria dell’Islam  interessasse che il Comune gli desse una casa popolare più grande che aveva reclamato da anni a gran voce con mille proteste.

Poco conta che non facesse sermoni, che non si istruisse in internet, che non parlasse di Al Qa’ida e che fosse soltanto fortemente arrabbiato per la sua situazione economica e per quella della sua famiglia.

L’importante è che ha fatto il Ramadan il mese di digiuno islamico ed abbia frequentato in quel mese la moschea per i riti speciali del Ramadan!

Poco conta se qualcuno che non è neppure musulmano e neppure arabo, gli sia stato intorno per qualche mese evidenziandogli quanto sia vergognoso che a lui, con quattro figli e regolare con il permesso di soggiorno, non venisse data una casa dignitosa mentre lo Stato sperpera nelle guerre, negli investimenti inutili e così via.

Tutto questo non significa nulla per chi non vuole capire o non può portarsi oltre i condizionamenti emotivi e sentimentali, difettando sia del dono della ragione che di quello maggiore dell’Intelligenza.

E’ la manna dal cielo… Ci mancava soltanto questo libico sig. Mohamed Game.

Mancava giusto lui e solo lui; ma anche per un’altra ragione, inquietante.

Anche qui soltanto ora capisco meglio quello che scriveva in una nota il già citato avv. Corbucci nel suo libro.  Cosa scriveva?

Parlava di alcune strane coincidenze che si verificavano proprio in prossimità dell’udienza finale di alcuni significativi processi di “terrorismo islamico” che si stavano celebrando in Italia o in Europa e così diceva nel capitolo “curiosi contorni”:

A questo punto sarà un eccesso di esagerazione riferire alcune quanto meno curiose coincidenze durante lo svolgimento di questo processo e di quello parallelo di Anzio?  Noi non sappiamo se sarà un caso che il perito nominato per la traduzione delle intercettazioni  abbia abbandonato l’incarico improvvisamente per ragioni di famiglia, ma certo ci stupisce il fatto che, appena due giorni dopo l’episodio, i giornali riportavano la notizia che “…un perito traduttore arabo di cui la Procura di Roma si serviva per vario tempo”, era stato “…incriminato, per sospetto terrorismo”.  Non si tratta, beninteso, della stessa persona; ma non è curioso questo episodio che qualcuno potrebbe essere tentato di vedere sotto l’apparenza di un “avvertimento” proveniente da lontano?

E che dire del fatto che il giorno stesso in cui avevano inizio le arringhe difensive del processo dei presunti aspiranti avvelenatori dell’ambasciata americana, di buon mattino, proprio mentre la Corte (e gli avvocati) si stavano recando nell’aula bunker, il notiziario radio alle 8 del mattino divulgava la notizia, poi senza alcun seguito, che in Spagna erano state trovate “…tracce di collegamento…” tra i soggetti indicati come gli esecutori materiali dell’attentato di Madrid, “…ed alcuni nei confronti dei quali erano in corso le azioni giudiziarie per gli attentati di… Roma”?!  Superfluo aggiungere come si intensificavano in quei giorni le operazioni di nuovi arresti in Italia.

Forse è addirittura patetica, l’altra notizia pubblicata proprio durante i giorni delle arringhe difensive di questi due casi,  secondo la quale negli Stati Uniti era stato arrestato “…un avvocato diventato musulmano, per legami con i terroristi di Madrid”. I servizi spagnoli avrebbero infatti inviato alla C.I.A. le impronte del poveretto, rilevate da una borsa che gli era appartenuta e che sarebbe stata trovata tra il materiale sequestrato a Madrid!  Almeno due giornali riportavano anche la foto dell’avvocato che, a parte la più giovane età, con una tenue barbetta presentava una certa rassomiglianza con… l’avvocato dei presunti terroristi italiani!

Sicuramente coincidenze, come quella dei grossi cartelloni pubblicitari che hanno tappezzato l’Italia pochi giorni dopo le sentenze di assoluzione e che, pubblicizzando “le pagine bianche” riportavano la curiosa frase: “Cerchi rogne?  Rogne Carlo, è…  avvocato.  Lo trovi nelle pagine bianche”.

Si potrebbero aggiungere una serie indefinita di altre “coincidenze” costituite da “notizie bomba” divulgate in perfetta sintonia con il giorno in cui determinati “processi chiave” giungono alla conclusione e le Corti popolari entrano nelle “camere di consiglio” per deliberare le sentenze.  Come pure si potrebbero aggiungere i casi di quelle altre notizie relative a nuove operazioni di arresto di presunti terroristi in atto di compiere lo stesso crimine per il quale, il giorno prima, sono stati assolti altri imputati accusati anni prima. Ci sovviene, ad esempio, il caso dei tre presunti “kamikaze di Anzio” all’assoluzione dei quali Rai3 aveva dato ampio risalto con l’interessante trasmissione televisiva “Un giorno in Pretura”.  Orbene, nell’evidenza dei sottofondi inquietanti del caso, giornali come “Il  Messaggero”, “Libero” e la “Padania”, pochi giorni dopo la trasmissione, si prodigavano a pubblicare in prima pagina a caratteri cubitali, la notizia dell’arresto a Napoli, di  “…tre Algerini in procinto di farsi saltare in aria, in possesso di esplosivo e cinte da kamikaze ed in attesa dell’arrivo in Italia di una nave carica di esplosivo”.  Ed anche: “Kamikaze pronti a farsi saltare in aria a Roma: presi! Cinture esplosive per uccidere anche a Napoli e Brescia. Sono gli stessi di Madrid e Casablanca”.  Sono titoli del giornale “Il Messaggero” del giorno 17.11.2005: identiche a quelle dei tre ex kamikaze  di Anzio di tre anni prima. Viene da chiedersi se si tratta soltanto di scoop e bombe giornalistiche per fare scalpore e vendite o, molto più significativamente, di… “inserzioni a pagamento” se non addirittura “gratuite”; il che sarebbe ancora più significativo..

La notizia, questa volta ridimensionata dall’intervento dello stesso Ministro dell’Interno. Il caso ha suscitato un contrasto di interpretazioni tra il GIP di Brescia (città nella quale erano già noti i tre) e quello di Napoli. Secondo il primo, nonostante l’orientamento di molti GIP di Brescia sia  molto vicino a quello della Procura di Milano quanto alla convinzione di un incombente  “pericolo islamico” in Italia, gli imputati possono essere accusati, al massimo, di “associazione a delinquere” semplice, per la falsificazione di documenti; mentre per il GIP di Napoli, almeno uno può essere sospettato di “”terrorismo” per i suoi legami con il solito “Gruppo Salafita”.  In ogni caso, il tutto, quanto ai riscontri, non ha nulla a che vedere con le asserite cinte da kamikaze e con gli esplosivi ma si fonderebbe sulle solite tre o quattro intercettazioni telefoniche di sfogo…

Esaminando i vari casi giudiziari nel corso del presente studio vedremo ripetersi con incredibile puntualità, situazione e fenomeni analoghi proprio in prossimità della fine di certi processi significativi in maniera impressionante e con inquietante coincidenza con ciò che esattamente sta trattando il processo in corso.  E’ pur vero che certe “leggi sottili” hanno una loro precisa rispondenza con certe “correnti mentali” suscettibili di evocare situazioni analoghe ma l’azione concreta e consapevole di certi individui che ne favoriscono la messa in moto, non può essere mai completamente ritenersi assente.

Certe “coincidenze” rivelano, secondo noi, un’attenta opera di vigilanza posta nella gestione dei mezzi di comunicazione mediatica, diretta a suscitare ed a dirigere “correnti mentali”, da parte di settori coperti, appositamente preposti allo svolgimento di simili operazioni ed al controllo dell’opinione pubblica, nell’unico fine di “difendere il sistema”.  Il sistema inteso però non come l”ordinamento democratico” e la “sicurezza pubblica” ma come gli equilibri di un vertice del “potere reale”, oltre l’apparenza delle alternanze amministrative rappresentare dal “potere apparente” di quei governi locali che sono ormai soltanto “amministratori di Condominio”; un “condominio” i cui “condomini” sono costituiti ormai da quelle “oligarchie familiari” nelle cui mani è accentrato, a livello “globale”, il potere economico, finanziario e politico, di quasi tutti il pianeta.

Non possiamo infatti credere che certe influenze giungano, sia pure inavvertitamente e solo per una sorta di “ispirazione”, in così tanti settori e ad insaputa di qualcuno che se ne renda veicolo; ma balza agli occhi come cose sono quanto meno curiose. Dove inizia e dove finisce il potere di certe forze fortemente espressive e rappresentative della “civiltà moderna globalizzata”, ed attraverso quali canali si veicola questo stesso potere, oltre che attraverso gli ordinari e grossolani mezzi di suggestione?  (Il terrorismo islamico in Italia –Realtà e finzione- “Curiosi contorni”.)

Ma qual è il rapporto attuale tra la comparsa del  “mostro di Milano”  e la realtà giudiziaria?

Guarda caso, una settimana dopo si sarebbe dovuta tenere, dopo due anni di istruttoria dibattimentale durante la quale la posizione degli imputati si era completamente ridimensionata, l’udienza finale nella quale l’a Pubblica Accusa e le Difese avrebbero concluso le loro requisitorie ed arringhe alle quali sarebbe seguita l’immediata sentenza di assoluzione o di condanna del processo di Perugina.  Il processo contro quello che era stato definito l’Imam Korchi e due suoi presunti allievi.  Il processo rappresenta il primo caso, un test, del nuovo articolo 270 quinquies da poco aggiunto al codice, agli altri 270 e riguarda l’ipotesi di reato di chi, sia direttamente, sia a mezzo libri e lezioni, sia navigando in Internet andando alla ricerca di istruzioni, si addestra e/o addestra altri alla preparazione di esplosivi ed armi batteriologice, all’uso delle armi convenzionali e non e delle tecniche militari.

Il test è veramente importante perché verifica la possibilità di estendere le operazioni di repressione e di controllo verso chi accede a certi siti internet; a chi si interessa eccessivamente di certi argomenti; a chi va alla ricerca di canali eccessivamente alternativi rispetto alle posizioni ufficiali e convenzionali e così via.  Un’interpretazione restrittiva della norma, restringe ulteriormente intorno al collo il, cappio della repressione, dei controlli, delle facili accuse, dalle quali diventa quasi impossibile difendersi per il semplice motivo che diventerebbe reato il fatto stesso di essersi collegati a certi siti, anche qui, con un’equivalenza dialettica automatica, tra quella semplice operazione e l’accusa di attività terroristica.

Può capirsi bene perché “qualcuno”  tenga molto a questa prima verifica, a questo test che legittimerebbe l’ulteriore mossa  “autoritaria” già preparata in via legislativa ma non ancora interpretata nelle sue applicazioni pratiche.

Bene, guarda caso, l’accusa contro il principale imputato, Korchi, che secondo l’accusa si addestrava via internet ed addestrava a sua volta due semi-analfabeti che sanno appena parlare il dialetto arabo della loro regione ed erano in Italia per racimolare un fine mese da inviare alle loro mogli e  numerosi figli, a preparare esplosivi caserecci.  I riscontri che venivano offerti dall’Accusa in quel processo erano tutti caduti: il materiale chimico rinvenuto non erano altro che bottigline e barattolini di pochi grammi di materiali di comune reperimento peraltro in diretto interesse con la sua attività (ha una ditta artigianale regolarmente registrata alla Camera di Commercio) che spazia dai restauri, alle ristrutturazioni e utilizza vari solventi chimici comuni. Nei suoi accessi ad internet egli ha effettivamente visionato certi siti nei quali sedicenti istruttori Jihadisti insegnano come confezionare in modo casalingo e con comuni sostanze, ordigni esplosivi ma egli non ha mai estratto alcun foglio ne’ salvato su supporti esterni quelle istruzioni che peraltro si dilungano e si ripetono in migliaia di pagine.

Come certi “siti pedofili”, quei siti sono “siti civetta” collocati dai servizi segreti, soprattutto statunitensi ed israeliani, al fine di attirare la curiosità di soggetti che vengono ritenuti pericolosi e “significativamente attratti” dall’argomento ed in essi, in fondo non si insegna altro che quello che comunemente si conosce o che sarebbe facilmente reperibile in qualunque altro sito o libro di chimica. Anzi, lo si insegna in modo errato proprio perché lo scopo non è fornire effettivamente istruzioni per confezionare ordigni e veleni ma soltanto attrarre nella trappola chi è potenzialmente interessato  ed incuriosito da certi argomenti.

Guarda ancora una volta il caso,  il “kamikaze di Milano” aveva realizzato l’ordigni esplosivo con il quale ha fatto male soltanto a se stesso perdendo una mano e poi il braccio e la vista, e che aveva confezionato riempiendo saturando la cassetta idraulica dei ferri del suo mestiere. La notizia dei “siti civetta”  è stata per un certo tempo negata ma poi è emerso anche ufficialmente non soltanto che si tratta effettivamente di “siti civetta” ma anche che gli insegnamenti impartiti sono “guide trappola” per bombaroli fai da te. Sono siti creati da esperti dell’antiterrorismo dove si insegna davvero a costruire bombe che però esplodono durante la lavorazione o poco dopo anche per ripetuto urto come potrebbe essere accaduto al libico.[1]

Quel materiale, guarda ancora caso, è lo stesso che Korchi aveva in un barattolino di pochi grammi  però il libico-milanese, ne aveva una quantità di 50 chilogrammi dai quali aveva prelevato i sei chilogrammi che aveva utilizzato per confezionare la sua inutile bomba auto-esplodente nelle sue mani. In ogni caso, cinquanta chilogrammi sono tanti, è vero, ma non c’è niente di misterioso; non provengono dagli ex campi di addestramento afgani ma semplicemente, quel materiale si compera in qualunque ferramenta fornita o centro botanico, proprio in sacchi da cinquanta chilogrammi e si utilizza come fertilizzante.

Anche la tentazione del primo momento di voler far credere che al momento dello scoppio lo squilibrato avrebbe gridato nella Caserma contro la missione in Afghanistan, subito smentita da troppi tra i presenti è significativa di una certa attitudine.

La conclusione: se sette giorni prima della fine del processo di Perugia esce finalmente fuori lo squilibrato che compie esattamente quello che viene contestato senza alcun elemento serio agli imputati di Perugia, che cosa potrà mai accadere in quel processo? Con quale serenità ed imparzialità la Certe potrà giudicare quello che realmente è presente in quella realtà processuale?

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Con gli esempi appena riportati vorremmo forse arrivare a concludere,  pur in presenza di casi così evidenti come quelli  dello “squilibrato di Milano”,  che certi “attenti osservatori” o “guardiani del sistema” hanno la capacità di far coincidere le cose? Non significherebbe affermare in questo modo che essi possiedono addirittura poteri tali da manipolare le menti di soggetti fragili? Ma al di la dell’incredibilità o meno di un simile fatto, se pur così fosse, non sarebbe allora più producente far accadere qualcosa di molto più evidente ed eclatante e farlo accadere veramente in momenti più significativi che non piuttosto in coincidenza con eventi come i processi che in fondo hanno una risonanza mediatica molto meno efficace di quanto non potrebbero averne altri canali?

Il fatto è che le cose non sono certamente così semplici e semplicistiche.  Qui non parliamo di storie di “magie” o fantasie parapsichiche ma di fatti concreti legati alla conoscenza effettiva ed operativa della psicologia umana nelle sue sfumature più sottili ed alla manipolazione delle correnti mentali e degli elementi emozionali ed irrazionali dell’animo umano in relazione agli strumenti di potere legati alla formazione ed alla informazione anche subliminale nonchè alla stimolazione ed alla suggestione. E la manipolazione di certe componenti è una vera e propria scienza che non ha a che vedere con un banale e vago riferimento a “suggestioni” e condizionamenti. Sotto questo aspetto si sa bene che, a certe “compressioni”; a certe esasperazioni; a certe stimolazioni, a certe suggestioni condotte in determinate maniere, corrispondono, in altrettante determinate situazioni e circostanze,  precise reazioni umane.

Nei centri del “potere effettivo” del sistema che sono funzionalmente collocati soprattutto nel “Paese guida” dell’Occidente (ma ben potrebbe dirsi ormai, funzionalmente dell’intero pianeta), cioè negli Stati Uniti, queste scienze e questi studi (come del resto quelli sulla manipolazione genetica ed altro) sono oggetto di un’attenzione febbrile e costituiscono uno dei principali strumenti non soltanto di difesa del “sistema” ma che mirano a conoscere i meccanismi chimici, biologici, genetici e mentali attraverso i quali avvengono nell’uomo certe azioni, reazioni,ed emozioni o addirittura il sorgere dei pensieri. Il tutto mirato più che ad una ragione scientifica a permettere la “costruzione” di un tipo umano e di un’umanità sopra la quale sia scientificamente possibile assicurare e garantire il controllo ed il mantenimento dell’ordine stabilito e degli equilibri.

Al di la delle vere intenzioni o delle chiacchiere sui possibili pericoli di abuso o meno, quel che è certo è che si tratta di scienze e di possibilità reali all’avanguardia ed il fatto che si tratti di “scienza” non impedisce che un simile ordine di possibilità possa qualificarsi veramente “satanico” nel vero senso della parola; quello più autenticamente intellettuale e meno moralistico o devozionale.  Non il “satanismo” colorato dall’immagine di qualche diavoletto o quello delle orgette da impotenti ma quello veramente mostruoso di chi può anche soltanto concepire lucidamente certi strumenti di potere, di inganno e di asservimento dell’umanità.

A questa luce non è difficile capire come, avendone i mezzi e dirigendo certe operazioni “al coperto”, si possa crearsi un “mostro” manipolando più soggetti anche in opposizione tra di loro e servendosi della buona o mala fede di pochi o di molti secondo il caso e la necessità.

Va da se che il “mostro” non sarà altro, in realtà, che il più debole di tutti, il più esposto, il più colpito, il più fragile sia socialmente che psicologicamente.  In una parola, sarà il più stupido di tutti. Proprio quello che serviva.

– Continua –

[1] E’ lo stesso presidente dell’Istituto Ricerche Esplosivi di Parma, Danilo Coppe che rivela che i manuali per costruire bombe artigianali si scaricano da internet: ingredienti semplici, soprattutto concimi per le piante e sostanze chimiche per la pulizia della casa. Però alcune guide sono state creare da esperti dell’antiterrorismo in modo che l’ordigno esploda durante la sua costruzione. L’obiettivo? Contrastare il,fenomeno degli attentati, colpendo i terroristi prima che agiscano. Si tratta di “guide trappola”.  (City – 14/10/2009)

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